Privacy Policy Il pozzo della solitudine - Radclyffe Hall - The Serendipity Periodical
Il pozzo della solitudine - Radclyffe Hall

Il pozzo della solitudine – Radclyffe Hall

Giugno è il mese dell’orgoglio da tempo oramai, scelto per commemorare le rivolte di Stonewall del 1969.

Un mese in cui si parla di impatto, di consapevolezza, di diversità.

E le ultime generazioni, figli dell’era tecnologica, sono invase costantemente da input per celebrare e riflettere, circa il modo in cui siamo privilegiati, e quello in cui dobbiamo ancora alzare la voce per riconoscere noi stessi e i nostri diritti umani. In questo 15 giugno noi vogliamo fare un passo verso la celebrazione dell’orgoglio, e festeggiarlo in ogni sua forma d’espressione, perché a prescindere dall’appartenenza alla comunità LGBT+, tutti dobbiamo trovare la strada per essere la versione migliore di noi stessi. Per questo tema di #pride – (leggete di più qui), la sezione traduzione di the Serendipity Periodical racconta e traduce un estratto da Il pozzo della solitudine, di Radclyffe Hall, una delle scrittrici donna del primo ‘900,  che scrive apertamente di donne che amano le donne, ma non solo.

Il pozzo della solitudine, in inglese, The Well of Loneliness è un’opera intrisa di grande sensibilità dove figurano tutti i temi del grande romanzo di inizio secolo:

Il pozzo della solitudine - Radclyffe Hall
immagine presa da www.wikipedia.org

la lotta alla reclusione e alla paura delle convenzioni sociali del periodo vittoriano, la prima grande guerra, la rivoluzione culturale e seguito di questa e che precede il secondo conflitto mondiale, l’industrializzazione, la letteratura femminile, e la dignità e l’orgoglio di riconoscersi in donne, all’inizio del secolo scorso. Subito dopo la pubblicazione nel 1929, il romanzo fu censurato al seguito di un articolo a cura di James Douglas, per the Sunday express, che accusava il romanzo di voler invertire – il termine usato nel rmanzao per parlare degli omosessuali-le generazioni più giovani e influenzabili. Nonostante le accuse, molti scrittori già noti si opposero a queste accuse mosse contro l’autrice, nomi come H. G. Wells, George Bernard Shaw, T. S. Eliot, Arnold Bennett, Vera Brittain and Ethel Smyth firmarono una lettera scritta da  Leonard Woolf, il marito di Virginia woolf e responsabile di Hogarth Press. Sebbene Il pozzo della solitudine sia entrato nel 1999 nella top 100 redatta da The Publishing Triangle dei migliori romanzi lesbici, la storia e la fortuna di questo romanzo vanno ben oltre questa definizione ristretta. Il pozzo della solitudine parla dell’orgoglio di essere una donna omosessuale, e questo è innegabile. Ma parla anche di una donna coraggiosa, determinata, che lotta per la prorpia indipendenza e per il riconoscimento della sua arte, dei suoi diritti di una vita degna di essere chiamata tale.

Per questo non può essere ridotto ad essere definito semplicemente “romanzo di genere”.

Il pozzo della solitudine - Radclyffe Hall

La nostra proposta di traduzione di questo mese è la ritraduzione di un estratto dal capitolo 54, in cui si fondono le tematiche più importanti dell’opera. Un punto delicato della storia, in cui la protagonista, Stephen Gordon, alter ego della stessa Radclyffe Hall ha una conversazione breve ma accesa con Martin, un ragazzo canadese, suo vecchio amico, che confessa a Stephen i suoi sentimenti nei confronti di Mary, con cui Stephen ha una relazione. In questo estratto non è questo però il punto più importante, bensì, il fatto che Martin critichi la condizione di Stephen non solo in quanto omosessuale, ma soprattutto in quanto donna, e in quanto scrittrice. Denigra quindi la sua condizione di genere, e la sua arte. Ho scelto questo estratto, perché qui Stephen risponde su ogni punto dell’accusa con orgoglio e con l’assoluta certezza, che il parere di una persona che non crede nel suo potenziale, o di mille, non potrà impedirle di avere successo e crearsi la vita che merita. La traduzione presentata è abbastanza lineare, l’unica nota è la decisione di dare una chiave moderna ai rapporti interpersonali tra Stephen e Martin, e tradurre i “you” dei loro dialoghi in modo informale, con un “tu” e non con il “voi” più consono per il periodo storico.

Il pozzo della solitudine.

Cap. 54 -2-

Fu dopo il loro ritorno da Parigi che Martin si ritrovò da solo con Stephen una mattina.

Le disse  “Devo parlarti – ne ho bisogno”

Lei abbassò la penna e lo guardò negli occhi: “Bene, Martin, cosa c’è?”, ma conosceva già la risposta.

Lui le rispose semplicemente “Mary” e aggiunse “me ne andrò perché ti sono amico e sono innamorato di lei…devo andarmene per la nostra amicizia, e perché penso che anche Mary abbia iniziato a provare qualcosa.”

Pensava che Mary provasse qualcosa…Stephen si alzò lentamente, improvvisamente non era più sé stessa, ma rappresentava tutte quelle come lei, pronte a combattere quest’uomo, pronte a rivendicare i loro diritti di possesso, pronta a dimostrare che il loro coraggio non poteva essere scalfito. Che non ammettevano, né temevano, alcun rivale.

Disse freddamente: “Se vai via a causa mia, perché pensi che io ti tema – allora resta. Posso assicurarti di non essere neanche lontanamente spaventata. Ti sfido qui e ora a portarmela via!” e si meravigliò di sé stessa, perché in realtà era spaventata, assolutamente terrorizzata da Martin.

Lui arrossì per il disprezzo pacato della sua voce, che risvegliò tutta la mascolinità combattiva che serbava: “pensi che Mary non mi ami, ma ti sbagli.”

“Molto bene, allora provami che sbaglio!” rispose lei.

Si guardarono con una reciproca ostilità amara, per un momento. Poi Stephen disse,più gentilmente: “So che non stai cercando di insultarmi con la tua proposta, ma non acconsentirò alla tua partenza, Martin. Sei convinto che io non possa tenermi la donna che amo contro di te, perché tu hai un vantaggio verso di me e verso tutte quelle come me. Accetto la tua sfida. Devo accettarla. Quantomeno se intendo rimanere degna di Mary.”

Lui fece un cenno col capo “sia come desideri”. Iniziò poi a parlare con una certa velocità: “Ascolta Stephen, odio starti per dire queste cose, ma, per l’amor di Dio, qualcuno deve pur farlo! Sei coraggiosa e piacevole, e so che hai le migliori intenzioni, ma la vita con te sta uccidendo lo spirito di Mary. Non riesci a vederlo? Non ti rendi conto che ha bisogno di cose che tu non hai il potere di darle?

Figli, protezione, amici che può rispettare e da cui potrà essere rispettata – non lo capisci Stephen?

Qualcuno può sopravvivere a una relazione come la vostra, ma non Mary Llewellyn. Non è forte abbastanza per combattere contro il mondo intero, per sopportare la persecuzione e gli insulti; la distruggerà, ha già incominciato – ha già dovuto voltare le spalle a persone come Wanda. So quel che dico, ho visto queste cose – i bar, le bevute, l’audacia pietosa, l’orribile, inutile, spreco di vite – lascia che ti dica che è un omicidio dello spirito di Mary. Me ne sarei andato perché sei mia amica, ma prima di andare via dovevo dirti queste cose. Dovevo implorarti di liberare Mary se la ami. Mi sarei prostrato ai tuoi piedi, Stephen…”

Fece una pausa, e lei si sentì parlare con un tono di voce calmo, e dirgli: “tu non capisci, io ho fede nella mia scrittura, ne ho molta; un giorno io arriverò in cima e sarà questo a costringere il mondo ad accettarmi per ciò che sono. È una questione di tempo, ma ho intenzione di riuscire, per il bene di Mary.”

“Che Dio abbia pietà di te!” gridò lui all’improvviso “il tuo trionfo, semmai dovesse arrivare, arriverà troppo in ritardo per Mary”

Lei lo guardò inorridita: “Come osi!” balbettò, “Come osi minare al mio coraggio! Ti definisci mio amico e dici queste cose…”

“è al tuo coraggio che mi rivolgo” rispose lui. Iniziò di nuovo a parlare in modo calmo “Stephen, se resto finiremo per litigare. Lo capisci? Combatteremo per questa questione fino a che uno dei due ammetterà di essere stato sconfitto. Farò qualsiasi cosa per portarti via Mary – tutto ciò che è lecito, che si può – ho intenzione di giocare pulito. Perché a prescindere da ciò che tu pensi io ti sono amico, ma, devi capire – che amo Mary Llewellyn”

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