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La figlia unica di Guadalupe Nettel - Recensione

La figlia unica di Guadalupe Nettel – Recensione

La figlia unica di Guadalupe Nettel e il difficile rapporto di amore nella maternità

La figlia Unica di Nettel è un romanzo affascinante, difficile, che mette in discussione la maternità come costrutto sociale. Che cosa vuol dire essere madre? Cosa vuol dire invece non esserlo? Ma soprattutto, la maternità biologica è l’unica davvero legittima? Guadalupe Nettel affronta questa complicatissima tematica non dando risposte assolute, ma presentandoci modelli alternativi, attraverso un coro di voci femminili che incanta ed emoziona. Pubblicato in Italia da La Nuova Frontiera, La figlia unica è il romanzo d’esordio di una delle voci più interessanti del panorama Messicano ed internazionale.

Laura e Alina

Le protagoniste, Laura e Alina, si conoscono a Parigi durante gli anni dell’università e condividono da subito gusti, ideali e modo di vedere il mondo. Non si somigliano caratterialmente ma sono complementari come le due facce di una medaglia, condividono, tra le altre cose il rifiuto della maternità, che percepiscono come una gabbia. Negli anni questa convinzione si radicherà talmente tanto in Laura da portarla a farsi legare le tube, mentre in Alina il sentimento di maternità prenderà il sopravvento fino a portala alla decisione di rimanere incinta. Ne La figlia unica Guadalupe Nettel analizza il tema della maternità e di tutte le sue possibili sfumature proprio a partire da queste due figure uguali e opposte al contempo, restituendo un ritratto interessantissimo di cosa voglia dire essere madre.

La figlia unica di Guadalupe Nettel - Recensione
La figlia unica di Guadalupe Nettel

Un coro di madri

Il romanzo è popolato da numerose figure femminili che si rapportano al tema della maternità in maniera unica e personalissima. Il centro della vicenda è la gravidanza di Alina, la protagonista infatti scopre all’ottavo mese una malformazione del feto; il cervello della sua bambina non si è sviluppato come dovrebbe e non si svilupperà mai. Alina si prepara alla morte della piccola, i medici infatti assicurano che la neonata non sarà in grado sopravvivere al di fuori del grembo materno. I medici però sbagliano e Inés si attaccherà alla vita in maniera tenace. Laura ci racconta l’intera vicenda alternando frammenti della sua quotidianità a stralci di vita di Alina. Attorno alle due protagoniste ruotano innumerevoli figure femminili tutte contraddistinte da un rapporto conflittuale con il materno, tra queste ha un ruolo chiave Doris, vicina di casa di Laura, che si trova a dover fare i conti con un figlio difficile e un passato di abusi.

La figlia unica

Guadalupe Nettel attraverso il suo romanzo riesce a rappresentare i vari modi di essere madre al di là dagli schemi della società contemporanea. Cosa vuol dire essere una buona madre? Nettel ci dice chiaramente che per essere buoni genitori non basta condividere il corredo genetico del proprio figlio e neanche la buona volontà. Ci dice anche che tutti in un modo o nell’altro sono inadeguati nel ruolo genitoriale e va bene così. Le madri che prendono vita tra le pagine della scrittrice messicana sono imperfette, fallaci, spesso sbagliano ma ciò non le rende cattive, semplicemente umane.

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