Privacy Policy Il paesaggio castigliano e l'intrastoria - The Serendipity Periodical
Il paesaggio castigliano e l'intrastoria

Il paesaggio castigliano e l’intrastoria

Terra e identità collettiva all’interno dell’opera di Unamuno

Unamuno offre al lettore una visione della Castiglia, dei suoi ambienti naturali, dei suoi villaggi e delle genti che vi vivono. Il paesaggio castigliano simboleggia il glorioso passato, la realtà del presente e la speranza per il futuro della Spagna. Questa terra non è solo il cuore del Paese, ma anche l’anima dello spirito nazionale. In essa, nel suo valore eterno e intrastorico, lo scrittore trova i fondamenti culturali dell’identità collettiva spagnola.

In questa meseta si estende Castiglia, «il paese dei castelli». […] Gli inverni lunghi e duri e le estati brevi e ardenti hanno dato vita al detto del «nove mesi di inverno e tre di inferno». […] Così è che si offrono alla vista campi infuocati, scarni e torridi, senza fronde e senza ruscelli, campi in cui una pioggia torrenziale di luce disegna ombre spesse su abbaglianti superfici chiare, annegando le sfumature intermedie. Il paesaggio si presenta frastagliato, delineato, senza ambiente quasi, in un’aria trasparente e sottile. […] ¡Che bellezza sdraiarsi al sole in questa solenne terra di solitudine!

Dipinto di Jordi Garriga Credits www.sevilla.abc.es

L’incontro dell’uomo con la natura

La contemplazione del paesaggio austero e monotono, l’incontro dell’uomo con la natura che rivela la tradizione eterna, suscitano in Unamuno emozioni e impressioni che si traducono in uno stato d’animo, in un’esperienza personale:

Non risveglia questo paesaggio sentimenti voluttuosi di allegria e di vita, né suggerisce sensazioni di agio e serenità concupiscibili […]; è, se serve dirlo, più che panteistico, un paesaggio monoteistico questo campo infinito in cui, senza perdersi, ci si riduce all’uomo, e in cui ci si sente parte dell’aridità dei campi aridi dell’anima. Lo stesso profondo stato d’animo che questo paesaggio mi produce lo riconduco a quel canto in cui l’anima tormentata di Leopardi ci presenta il pastore errante che, nelle steppe asiatiche, interroga la luna del suo destino.

Il paesaggio castigliano

L’uniformità del paesaggio, le “sue tinte scompagnate e povere di sfumature”, riflettono la dura e silenziosa vita dei contadini. La genuinità della gente di campagna che lavora faticosamente la terra e che rappresenta l’essenza umana. Nella campagna castigliana, osserva Unamuno, i caseggiati sono compatti senza case isolate nella pianura; è come se le case si stringessero tra loro per difendersi dal rigido clima invernale. Gli abitanti del posto tornano dai campi sui loro muli mentre intonano canti lenti e tristi che si perdono nella campagna arata. Nelle serate invernali si riuniscono vicino al focolare ballando al ritmo incessante dei tamburelli e di qualche vecchio romance.

L’intrastoria e il paesaggio castigliano

Sono scene semplici di consuetudini che rappresentano il tessuto della vita intrastorica. L’intrastoria è la storia dell’esistenza sotterranea e silenziosa di milioni di uomini comuni, la cui vita semplice ha maggior valore della più famosa opera d’arte. Essi, attraverso il loro lavoro quotidiano, abitudinario e continuo, di cui i giornali non scrivono le cronache, lentamente costruiscono e rendono viva ed eterna la storia. Sono gli uomini in carne e ossa che vivono la storia viva del presente e che portano dentro se stessi il passato che si trasmette di generazione in generazione: “In questo mondo dei silenziosi, su questo fondo del mare, al di sotto della storia, è dove vive la vera tradizione, quella eterna, del presente, non del passato, morto.”

Penetrate in uno de quei luoghi o in una delle vecchie città addormentate sulla pianura, dove la vita sembra scorrere calma e lenta nella monotonia delle ore e lì dentro ci sono anime vive, con strato transitorio e strato eterno e un’intrastoria castigliana.

Il popolo dell’intrastoria

Il popolo dell’intrastoria è essenzialmente contadino e nutre le proprie fantasie con la vera e viva letteratura plebea. Questa è fatta di miti e leggende europee dei cicli bretone e carolingio. Possiede una ricca e autentica tradizione popolare che nasce dall’anima incosciente e che viene ignorata e disprezzata perché non la si conosce. Il clima e i forti contrasti dei colori e della natura del territorio influenzano il modo di essere e di pensare dell’uomo castigliano. Egli è tenace ma lento nel pensare, incline agli estremi perché incapace di cogliere il ‘nimbo’ nel quale si fondono gli opposti:

 Lì dentro vive una casta di corporatura secca, robusta e sarmentosa, bruciata dal sole e indurita dal freddo, una casta di uomini sobri, prodotto di una lunga selezione di gelate e di crudissimi inverni e una serie di mancanze periodiche, dovute all’inclemenza del cielo e alla miseria della vita.

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