Privacy Policy I giganti nella tradizione mitologica e letteraria - The Serendipity Periodical
I giganti nella tradizione mitologica e letteraria

I giganti nella tradizione mitologica e letteraria

Il gigante è una di quelle creature archetipiche, universali, che si ritrovano con caratteristiche più o meno simili all’interno di narrazioni mitologiche di culture differenti. I giganti sono antenati degli dèi, poiché in molti casi esistono da prima di essi, addirittura ne sono progenitori. In quasi tutte le versioni mitologiche, come vedremo, a un certo punto della storia i giganti scelsero di ribellarsi al divino potere costituente. Le loro caratteristiche comuni, dunque, sono una grandissima altezza, forza fisica, potenza distruttiva e uno spirito di ribellione che li conduce alla tracotanza.

Mitologia greca: la Gigantomachia

Zeus, il re degli dèi, si era ribellato al padre Crono, un titano che aveva divorato un figlio dopo l’altro, nel terrore che si realizzasse la profezia che lo vedeva morire per mano di uno dei suoi eredi. Nella famosa versione del mito, Zeus, sopravvissuto grazie a uno stratagemma (la madre Rea, dopo averlo dato alla luce, lo nascose a Crono, dando invece in pasto al titano un sasso avvolto in fasce), liberò dal ventre del titano gli dèi suoi fratelli: Estia, Demetra, Era, Ade e Poseidone. Ne seguì un conflitto, che prende il nome di Titanomachìa. Gli dèi scelsero come propria guida Zeus, i Titani Atlante. La battaglia si concluse con la vittoria degli dèi olimpici, che confinarono gli sconfitti Titani nel Tartaro, una realtà tenebrosa sotterranea descritta da Esiodo nella Teogonia.

The fall of the Titans – Cornelis Cornelisz van Haarlem, 1588-90

A seguito di questi eventi, vi fu la ribellione da parte dei Giganti, capitanati da Alcioneo. Essi vollero vendicare la cacciata dei Titani scagliandosi contro gli dèi. A combattere la battaglia che prese il nome di Gigantomachìa, furono 24 Giganti, dal corpo per metà umano e per metà di bestia, altissimi e temibili. Per raggiungere l’Olimpo, ammassarono 3 monti uno sopra l’altro. Per poter vincere contro di loro, gli dèi chiesero l’aiuto di un semidio, Eracle, figlio di Zeus e della mortale Alcmena. Infatti, in ogni scontro tra dio e gigante, il colpo di grazia venne sempre inferto da una freccia dell’eroe. Gli dèi cacciarono i giganti sconfitti sotto l’Etna.

Olympus: The Fall of the Giants – Francisco Bayeu y Subias, 1764

La tradizione dominante sulla Gigantomachia fu formulata dall’epica Arcaica e successivamente ripresa da diversi autori tardi. Una sostanziosa aggiunta all’argomento è data da Apollodoro.

Mitologia norrena: Ymir

Come in ogni cosmogonia, all’inizio dei tempi vi era il nulla, una voragine immane. Dal caos che vorticava all’interno della voragine, nacque Ymir, il cui nome significa colui che fa bollire il fango o urlatore possente. “Era immenso: era tutte le cose, o quasi tutte” racconta A. S. Byatt in Ragnarök. La fine degli dèi, splendido testo da cui sto estrapolando queste informazioni. Da lui si generarono altri giganti, e da questi ultimi nacquero i primi dèi che avrebbero regnato su Asgard: Odino, Vili e Vé. Furono essi a venire a contesa con Ymir, ancora una volta la storia di un’aspra lotta tra dèi e gigante: vinsero i primi, che massacrarono Ymir e lo smembrarono. Il mondo venne creato con il corpo del gigante morto.

Dalla carne di Ymir

fu fatta la terra.

Dalle sue ossa i monti,

il cielo dal cranio

del gigante del ghiaccio

e dal suo sangue,

il mare.


A. S. Byatt, Ragnarök. La fine degli dèi, Einaudi, Torino, 2013, p. 29

Dopo la storia che narra la formazione del mondo, i giganti restano personaggi molto presenti all’interno della mitologia norrena: il regno di Jotunheim è abitato dai giganti di roccia e di ghiaccio, e la tradizione apocalittica del Ragnarök,  il “crepuscolo degli dèi” che porrà fine al mondo, prevede che i giganti attaccheranno la divina città di Asgard, la casa degli dèi. Ancora una volta una ribellione, uno scontro tra giganti e divinità, che qui porta alla fine di ogni cosa.

Tradizione ebraica: i Nefilim

Nella Genesi si legge dei “figli di Dio” che si sarebbero uniti alle “figlie degli uomini”, donne umane e mortali, da cui vennero generati i Nefilim, la cui traduzione dall’ebraico è giganti o titani. Il Libro di Enoch, un testo apocrifo di tradizione giudaica, asserisce che per “figli di Dio” si intenda le creature angeliche cadute. Questa interpretazione è stata condannata da autori come Agostino d’Ippona: essi rifiutano l’idea che gli angeli possano unirsi carnalmente a creature terrestri. Inoltre, anche in questa storia esiste un conflitto tra divinità e giganti: il diluvio universale sarebbe stato mandato da Dio sulla terra proprio perché i Nefilim divennero orgogliosi e depravati, corrompendo gli altri uomini.

Davide e Golia – Tiziano, 1542-44

Non possiamo non citare un altro mitico gigante presente nel testo biblico: Golia, che ricordiamo per lo scontro con il giovane Davide, futuro secondo re di Israele. Egli però non era un Nefilim, bensì un uomo di grandi fattezze, alto oltre due metri e terribilmente feroce. In ogni caso, vediamo ancora una volta che si mette in scena lo scontro tra il bene, incarnato nel piccolo uomo destinato a diventare re, e il male, rappresentato dalla forza e dalle dimensioni sovrumane di una creatura gigantesca.

XXXI Canto dell’Inferno dantesco: il Pozzo dei Giganti

Dante procede al limitare dell’ottavo Cerchio, è immerso in una profonda oscurità e non vede chiaramente: scorge in lontananza delle sagome che gli sembrano quelle di alte torri. Ma Virgilio lo corregge: non si tratta di torri, bensì di giganti, esseri mostruosi il cui mezzobusto si erge dal bordo di un pozzo. Essi sembrano essere lì come un’introduzione alla figura di Satana, che Dante troverà situato al centro del lago ghiacciato nel cerchio dei traditori. Come Lucifero, l’angelo ribellatosi a Dio, anche i giganti peccarono rivoltandosi contro Giove. Anche in questo contesto, quindi, essi vengono ricordati come simbolo di tracotanza e di ribellione nei confronti di un’autorità divina. Nei giganti, infatti si sommano la ragione (l’argomento de la mente), la cattiveria (il mal volere) e la forza fisica (la possa). Il contrappasso assegnato da Dante al gigante Fialte, guerriero nella Gigantomachia contro gli dèi, è quello dell’immobilità: così come in vita usò le braccia per attaccare Zeus, adesso è costretto a tenerle ferme a causa di strette catene.

I Giganti, illustrazione di Gustave Dorè, 1856

I giganti nel folklore

Le antiche leggende europee immaginarono la razza dei giganti come la responsabile di fenomeni naturali che andavano oltre l’interpretazione umana (come i terremoti) o costruttori di grandi opere di civiltà antiche, come i resti che oggi sappiamo risalire all’Impero Romano. La mitologia basca, ad esempio, chiama in causa i giganti per spiegare i dolmen e i menhir, monumenti megalitici risalenti all’epoca preistorica. Secondo alcune leggende, costruzioni umane di grandi entità (una chiesa o un ponte), vennero fatte da un gigante per scommessa o in cambio di un pagamento.

Non solo le grandi costruzioni umane vennero spiegate attraverso l’intervento dei giganti. Anche le formazioni naturali trovano posto nei miti germanici che parlano di queste creature. Ad esempio, le isole esisterebbero perché un gigante, nel trasportare una grande quantità di terra, ne ha accidentalmente fatta cadere una parte in mare; oppure, una montagna si sarebbe formata perché un gigante ha scagliato un macigno o ha calciato un sassolino con il piede. Successivamente, anche questi miti caratterizzeranno i giganti come creature forti e sagge, ma anche ostili all’ordine costituito. Moltissime sono anche le fiabe che parlano di giganti, come la celebre Jack e la pianta di fagioli. Le fiabe derivate dal folklore ne mantengono i tratti fisici ma li privano del loro intelletto e della loro volontà di ribellione. Lì sono più simili, o quasi sovrapponibili, agli orchi, troll o altri mostri antropomorfi, cattivi per natura, ma dallo scarso ingegno.

Un commento su “I giganti nella tradizione mitologica e letteraria

  1. Bellissimo articolo!! Un piacere leggerlo.
    Dentro l’Etna in effetti c’è Efesto, che ha creato il gigante Talos…chissà se abbia preso ispirazione da quelli imprigionati lì sotto 😊

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