Privacy Policy “Fare archeologia. Etnografia delle pratiche ricostruttive” - recensione - The Serendipity Periodical
“Fare archeologia. Etnologia delle pratiche ricostruttive” - recensione

“Fare archeologia. Etnografia delle pratiche ricostruttive” – recensione

Fare archeologia. Etnografia delle pratiche ricostruttive” di Fulvio Cozza – edito CISU

Cosa significa fare archeologia per chi decide di farne una professione? Il libro “Fare archeologia. Etnografia delle pratiche ricostruttive” scritto dall’antropologo culturale Fulvio Cozza ed edito CISU, tenta di rispondere a questa domanda. Lo fa partendo da una ricerca sul campo condotta in alcuni scavi universitari di Roma e del Lazio. L’autore utilizza il cosiddetto metodo dell’osservazione partecipante, tipico dell’etnografia antropologica. Si immerge così nella vita quotidiana delle studentesse e degli studenti di archeologia classica, partecipando al lavoro archeologico e alla loro vita privata.

"Fare archeologia. Etnologia delle pratiche ricostruttive" - recensione
“Fare archeologia. Etnografia delle pratiche ricostruttive”

Attraverso una piacevole scrittura, Fulvio Cozza accompagna il lettore lungo un percorso di formazione, che esplora il senso della scelta della disciplina archeologica, e gli effetti che tale cammino suscita sul loro vissuto personale e sul contesto di vita. Successivamente l’osservazione si sposta dentro gli scavi: qui l’autore fa emergere le passioni, gli attriti, il non detto e le politiche che caratterizzano le pratiche del lavoro dentro il cantiere di ricerca archeologica. Nel capitolo finale viene affrontato il tema dell’archeologia come pratica di Stato e le conseguenze in termini di rapporto con i fruitori delle risorse archeologiche.

Il senso di condivisione

L’aspetto più affascinante del volume è il senso di condivisione che si è sviluppato tra il giovane antropologo ed i suoi giovani “soggetti della ricerca”. In molti casi è lo stesso autore a denunciare l’estrema vicinanza, interrogandosi sia sui riflessi positivi che su quelli negativi. In questo senso è emblematica la figura del giovane archeologo Tito (nome fittizio) che accompagna Fulvio Cozza in una ricognizione archeologica nel suo territorio. Per l’antropologo questa camminata diventa una specie di sguardo nello specchio: ambedue giovani, coetanei, precari e della medesima origine sociale. Raccontare di Tito significa far emergere le difficoltà ed i problemi vissuti da un’intera generazione di giovani adulti nati e cresciuti in Italia a partire dalla fine degli anni Ottanta del Novecento. Questo libro, dunque, ci offre la preziosa occasione di gettare uno sguardo su una realtà che si trova sotto gli occhi di tutti, ma mai davvero osservata.

L’autore

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Fulvio Cozza, credits phd.uniroma1.it

Fulvio Cozza ha conseguito il titolo di Dottore di Ricerca in Antropologia Culturale ed Etnologia nel 2020 presso La Sapienza Università di Roma con una tesi dedicata all’incorporazione delle tecniche archeologiche professionali. I suoi campi di ricerca sono l’antropologia del quotidiano e l’antropologia del patrimonio. Insieme a Francesco Aliberti ha curato il volume “Mobilità Culturale e Spazi Ospitali” pubblicato da CISU nel 2018.

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