Privacy Policy Gregor Samsa e il rifiuto della scoperta - The Serendipity Periodical
Gregor Samsa e il rifiuto della scoperta

Gregor Samsa e il rifiuto della scoperta

Gregor Samsa, protagonista di Le metamorfosi come allegoria di un mondo troppo stretto

In questo mese di giugno ci dedichiamo allo Scoprirsi. Non tutte le scoperte però possono essere analizzate e accolte per il verso giusto, cioè quello che va verso la versione migliore e più serena dell’animo umano. Da qui la scelta di analizzare Le metamorfosi di Kafka, pubblicato per la prima volta nel 1915, e uno dei racconti più noti dell’autore boemo. Si propone in questo mese una traduzione verso l’inglese dell’inizio del racconto, in cui il senso di disagio della vita e l’incapacità di Gregor Samsa di allontanarsene è ben descritto sulla pagina bianca, già dalle primissime parole.

Gregor Samsa e il rifiuto della scoperta
Foto da www.domanipress.it

Le metamorfosi

Gregor Samsa è un semplice commesso viaggiatore, preciso e metodico. Una mattina si sveglia in ritardo rispetto alla sua solita routine e nota qualcosa di strano. Il suo aspetto è mutato, diventando quello di un gigantesco scarafaggio. Invece di spaventarsi per la sua condizione, che viene immediatamente inglobata nella normalità, la tensione di Gregor Samsa è tutta rivolta al suo ritardo, al suo lavoro e alle conseguenze che questo potrebbe avere sull’opinione della sua famiglia. Il personaggio della penna di Kafka scopre nella sua trasformazione una mutazione puramente fisica. In realtà, Gregor Samsa vive tutto il racconto in una trappola. Un uomo che si sveglia scarafaggio, e che avrebbe la possibilità di abbandonare la vita che ha, ma in cui in realtà si scopre intrappolato, vincolato alla routine, sottomesso alle aspettative, i sentimenti, a una non accettazione esterna. Le metamorfosi sono un esempio di realismo magico, una situazione quotidiana in cui viene inserito dello straordinario. Gregor Samsa avrebbe possibilità di scoprirsi, di rivelarsi aspetti di sé che non accetta o non conosce e ricominciare daccapo. E finisce per non farlo.

Franz Kafka

Kafka nasce a Praga, il 3 luglio del 1883, da una famiglia di origini ebraiche. Maggiore di sei figli è un ragazzino taciturno e sottomesso dal padre. Il suo rapporto col genitore ha dei risvolti psicologici che hanno impatto sull’infanzia e adolescenza di Kafka, si ritrova eco in tutte le sue opere. Per questo motivo la sua storia famigliare è particolarmente importante per comprendere la sua carriera letteraria.

Traduzione

When Gregor Samsa woke up one morning from tortorous dreams he found himself transformed into a gigantic insect. He was laying on his back, hard as harmur, and he could see his brown, convex belly, divided into thick, curved chips if he lifted slightly his head. On the top of the belly the blanket was barely holding and about to slip on the floor. His paws numerous, pitifully, thin in comparison to his bulk, were desperately trembling before his eyes. “what happened to me?”, he thought. It was not a dream. His bedroom, his actual human bedroom – even though quite small, was easily settled among the familiar walls. Above the table on which there was a sample case of cloths – Samsa was a commercial traveller- hung a picture he had recently cut out from an illustrated magazine and put in a nice, gold frame. It depicted a seated lady all stiff with a bonnet and a fur boa, who flaunted a wide muff in which her forearms disappeared. Gregor’s gaze then turned to the window and the bad weather saddened him completely- you could hear the rain tapping on the metal parts of the window – … “What would happen if I continued to sleep a while longer forgetting this nonsense?” he thought. Yet, he could not because he was used to sleeping on his right side and in the conditions in which he found himself could not assume that position.

(…)

“These constant early risings,” he thought, “end up stifling. Every human being needs a proper amount of hours of sleep. The other business travelers lead a pasha’s life. When I return to the inn in the morning to write down the orders received. “Those gentlemen are just having breakfast. If I did such a thing with the boss I find myself in. I’d be kicked out on the spot.” Who knows, though, if it wouldn’t be better for me. If I didn’t try to dominate myself to please my parents I would have resigned a long time ago, I would have gone to the boss and told him plainly, how I think. I would have dropped him off his desk! Not all hope is lost; when I will have scrapped enough money to pay off the debt my parents owe him, – and it shouldn’t take me more than five or six years – I’ll definitely quit. It will be a clean break.
In the meantime, however, I have to get up, my train leaves at five.

                                                                                                        

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