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Come si arriva a parlare di Musical?

Breve excursus sul musical americano del XX secolo

Cosa sia il musical oggi è cosa ben nota, più o meno tutti conoscono lo spettacolo musicale –teatrale o cinematografico- dall’atmosfera brillante,dove insieme alla trama,  l’espressione vocale, musicale e corporale del balletto ha piena libertà e diritto, se non dovere, di esplodere trasmettendo allo spettatore la più vasta gamma di sensazioni ed emozioni.

Come si arriva a parlare di Musical?

È possibile far risalire la linea genealogica del musical, o per meglio dire Musical Theatre, almeno parzialmente, all’antica Grecia, dove danze e musica erano già inglobate nelle commedie dell’epoca, con lo scopo di dare colore all’opera e favorirne il coinvolgimento da parte del pubblico. Sebbene non compaia una notazione musicale prima del XII e XIII secolo, e quindi non si hanno delle vere e proprie prove delle armonie utilizzate precedentemente all’avvento del canto cristiano, è ugualmente risaputo, e nemmeno troppo difficile da credere, che il canto abbia avuto nel corso dei secoli una forma rituale, e nei secoli della cristianizzazione è utilizzato, oltre che con questa funzione, anche come espediente pensato per per rendere più accessibile l’apprendimento e la fruizione della religione anche a chi non conosceva il latino, ma questo scopo didattico è ben lontano da quello che popolerà i teatri di Broadway.

L’albero genealogico del musical ha profonde radici nell’Europa rinascimentale,

che torna a ispirarsi alla tradizione e a dar vita in Italia a quelle che oggi conosciamo come alla Commedia dell’Arte, caratterizzata dalle maschere, e l’Opera Buffa, un’altra forma di commedia musicale, mentre in Inghilterra si vedono le opere elisabettiane e Giacobine messe in musica, e tanto le tragedie, ispirate dall’Intermezzo italiano, quanto le commedie, inserirono questo elemento musicale con sempre maggiore frequenza. Non resta fuori da questo flusso innovativo la Francia, anche le rappresentazioni di Moliere nel tardo 1600 vengono arricchite di espedienti musicali; la sua Psyche diventa un modello per l’opera inglese The Miser, di Thomas Shadwell, Questa piccola parentesi storica aiuta a capire come il processo che porta ai successi che oggi il pubblico ama e apprezza, appartenenti ai generi più svariati, è un’innovazione di radici profonde e radicate quasi nella notte dei tempi. Focalizzare, ora, l’attenzione prettamente sull’America e su come prende vita la storia del musical nella sfavillante Broadway, l’avenue di New York madre e padre dello spettacolo americano, non è realmente possibile. La genesi del musical che conosciamo oggi è la ricombinazione –geniale- di elementi teatrali, musicali, o più generalmente, artistici che provengono dall’Europa del XVIII secolo.Dalla Francia, infatti, passando per l’Austria, la Germania, l’Inghilterra e solo dopo, agli albori del ventesimo secolo, in America, arriva una nuova esperienza del teatro musicale.

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La prima fonte d’ ispirazione di cui si fa riferimento è quella del Vaudeville

 genere teatrale leggero e satirico a cui alla prosa è alternata ufficialmente alla fine del ‘700 in Francia la canzone, ma già noto nel XVI secolo.Il termine in origine derivava da Vaux de Vire, la canzone satirica scritta da Oliver Basselin, nativo della Vire Valley, in Normandia, ma nel ‘700 si trasformò Voix de ville– canzoni della città-  quel genere di canzonetta di facile esecuzione e gradevole per il pubblico. Parlando prettamente del contesto Americano, c’è da dire che le prime radici della storia del musical americano sono umili, se ne inizia a parlare quando l’America era ancora l’agglomerato delle tredici colonie britanniche, e i primi teatri veri e propri comparvero a Philadelphia e Charleston nel XVIII secolo. E se il 1700 sembra un periodo un po’ tardo come periodo per parlare di teatro in America, va tenuto a mente che a New York, incredibile ma vero, la maggioranza Olandese considerava il teatro una forma di peccato, e alle compagnie professioniste fu impedito di esibirsi a Manhattan almeno fino al 1730.

La prima rappresentazione di una ballata risale proprio al 1735,

a Charleston, dove fu portata in scena Flora insieme ad altre forme musicali provenienti dalla tradizione inglese, quali la pantomima, mentre a New York, nel 1759 va in scena la prima performance dell’inglese The Beggar’s Opera adattato da J. Chr. Pepusch, da cui due secoli dopo Brecht prenderà l’ispirazione per la sua “Opera da tre soldi”. Dopo questo inizio di successo, il teatro americano, e conseguenzialmente il novello spettacolo musicale, attraversano un periodo di appiattimento molto scoraggiante, La Rivoluzione Americana (1765-1783), che portò all’unificazione delle tredici colonie britanniche e alla nascita degli Stati Uniti, infatti, ebbe un effetto levigante sul teatro anche a causa delle nuove leggi sulle produzioni teatrali che perdurarono fino alla fine del 1780. Solo nell’ultimo decennio del XVIII secolo ricominciarono a comparire le Comic OperasEdwin and Angelina or the Bandetti, del 1791, Tammany, or the Indian Chief, del 1796.

Il Musical Americano del XX secolo.

Da quello che si può evincere da questo breve excursus, a metà dell’800 praticamente quasi tutte le produzioni di Broadway avevano la struttura del musical, ma ancora nessuno li chiamava così. Gli spettacoli musicali erano appellati come: operetta, farsa, burletta, extravaganza, spettacolo, opera buffa, tutta una serie di nomi precisi e vaghi allo stesso tempo, il cui scopo era risultare catchy, in modo che lo spettatore medio fosse attratto dalla promessa dell’opera e comprasse il biglietto per vederla. La richiesta di una spettacolistica pensata per un pubblico sempre più affamato vide la nascita di una delle prime stelle riconosciute del teatro americano, Laura Keene, attrice nonché manager della sua compagnia teatrale e proprietaria di un teatro. La sua fama sopraggiunse quando nel 1860 il suo “musical burletta” The Seven Sisters superò le 200 repliche; uno spettacolo appassionante, fantastico, con trasformazioni in scena dell’intero set, personaggi storici come George Washington, o patriottici come lo Zio Sam dei Minstrel. Ciò nonostante lo spettacolo non ebbe futuro, anche probabilmente a causa della guerra civile americana, che vide la morte del presidente Lincoln proprio a uno degli spettacoli di Laura Keene. Subito dopo la guerra, il genere musicale di Broadway subì un rinnovamento: compare, seppur dimenticata, la prima commedia che si definisce, consapevolmente, come musical The Black Domino/Between You, Me and the Post, di cui però non è sopravvissuto nulla. Ed è quindi il secondo musical a conquistare il titolo di primo musical di Broadway. Precisamente il 12 settembre 1866, con la messa in scena a New York di The Black Crook. Scritto da Charles M. Barras è presentato per la prima volta a Broadway e rappresentato 474 volte in tour negli Stati Uniti The Black Crook unisce alla commedia, burlesque, musiche e danze composte per l’occasione e strettamente legate alla trama della vicenda, risultando fondamentali allo svolgimento e alla sua comprensione, quindi, non più di accompagnamento.

La situazione economica, nell’ultimo ventennio dell’800 Newyorkese

migliora radicalmente. Nuovi teatri aprono, il pubblico è sempre più propenso a partecipare alle rappresentazioni. Lo scrittore William Gilbert e il compositore Arthur Sullivan, entrambi inglesi,  fanno un altro passo nella storia del Musical, che verrà usato come fonte di ispirazione per le produzioni di Broadway, creando una serie di operette musicali –tra le più famoseH.M.S. Pinafore(1878)The Pirates of Penzance (1880) e The Mikado(1885)–  divertenti ed argute, pensate per la messa in scena da parte dei professionisti. I libretti di Sullivan risultarono talmente realistici seppur fantasiosi che le loro “operette leggere”, così pubblicizzate dal produttore Richard D’Oyly Carte risultarono innovative–e sebbene non avessero ancora acquisito consapevolmente il nome, erano già musical a tutti gli effetti- New York impazzì per loro, e comparvero produzioni su produzioni americane sulla base dei loro lavori tra cui Robin Hood (1891) di Reginald de Koveno A Trip to Coontown (1898) di John Philip Sousa, che fu il primo musical totalmente prodotto e messo in scena da Afro-americani, il musical diCharles Hale Hoyt  A Trip to Chinatown(1891), imbattuto nel numero di repliche -657- fino al 1919, battuto dalla 675 repliche di Irene. La fama del genere non rese incredibile in fatto che in una sola stagione teatrale venissero proposti anche una cinquantina di musical differenti. E non si parla solo di produzioni nate e rimaste solamente in territorio americano.

 

Articolo di

Martina Russo

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