“I Segreti di Dante” è un particolare trattato sul Sommo Poeta, non certo il classico saggio che vi aspettereste di leggere. Oggi ci addentriamo più a fondo all’interno delle sue pagine assieme all’autore: Gabriele Consorte.
I segreti di Dante è un libro con cui l’autore, fin dalle prime pagine, si pone un obiettivo molto chiaro ma tutt’altro che semplice: dire la sua. E non dire la sua su un argomento qualsiasi, magari poco trattato, o ignorato dai più. No, Gabriele Consorte con queste pagine vuole illustrare la sua personale interpretazione di alcuni passi della Commedia, il celeberrimo poema di Dante Alighieri. Nello specifico, sarà trattato l’Inferno. Un compito spinoso, se consideriamo il fatto che il Sommo Poeta è stato ed è – e con ogni probabilità continuerà ad essere – oggetto di molti studi e approfondimenti. Anzi, si può quasi affermare che la sua figura sia stata perfino oggetto di mitizzazione, arrivando a essere considerato sempre più come leggenda e meno come essere umano.
I segreti di Dante è stato pubblicato nell’aprile del 2021 dalla Emia Edizioni. Oggi abbiamo avuto la possibilità di scambiare qualche parola col suo giovane autore, con lo scopo di approfondire la sua scelta di parlare di Dante, a dir poco curiosa di questi tempi! Ma chi è Gabriele Consorte? L’autore nasce a Roma, nel 1995, e cresce nella provincia della capitale, a Riano. Nel INSERIRE ANNO, dà alle stampe “L’altare inanguinato”, il suo primo romanzo, sempre edito da Emia. Attualmente, studia Lettere Classiche all’Università “La Sapienza” di Roma.
Gabriele, parlare di Dante nel 2021 può sembrare una scelta coraggiosa. Da cosa nasce questa tua volontà?
Dall’esigenza di far conoscere una mia scoperta sulla Commedia risalente ai tempi del liceo. I docenti del tempo, e anche i miei professori universitari, convengono sul ritenere valida tale intuizione.
Nel libro sembri quasi voler analizzare i pensieri di Dante come fossi il suo psicologo. Cosa chiederesti a Dante, se fosse davvero il tuo paziente?
Cosa pensa della mia analisi, tenendo conto della ristrettezza delle fonti: come afferma Senofane nel passo citato all’inizio del libro, non possiamo mai essere sicuri al 100% delle nostre ipotesi. Se avessi davanti Dante, non perderei l’occasione di chiedere direttamente a lui!
I Segreti di Dante contiene il frutto delle tue osservazioni, facendo trapelare una grande passione per i classici. Esiste per te qualcuno che si possa considerare il tuo Virgilio, cioè qualcuno che ti ha guidato su questa via?
Mio nonno Vincenzo, che quando ero ancora un bambino mi regalò dei libretti coi canti della Commedia. Amava recitarne qualche passo a memoria… frequentavo ancora le elementari, ma quei libriccini hanno suscitato in me una fortissima curiosità.
Prima di approdare a Lettere Classiche, studiavi Medicina e Chirurgia. Cosa ti ha spinto a questo brusco cambiamento?
Ho sempre sentito una propensione naturale per il latino e il greco, ma dopo il diploma classico ho deciso di dedicarmi allo studio della medicina per curiosità. Gli esami mi interessavano, ma ogni giorno sentivo sempre più la sensazione di non aver seguito la mia vera passione, di aver intrapreso una strada che non mi appartenesse. Quando mi sono accorto di non essere più felice, ho deciso finalmente di iscrivermi a Lettere Classiche.
Potendo tornare indietro, rifaresti la stessa scelta? Cosa consiglieresti al Gabriele di ieri?
Gli consiglierei di scegliere ciò che davvero gli piace. Tuttavia, siamo la somma delle nostre esperienze, e ogni tappa del nostro percorso è un tassello che arricchisce il mosaico che noi stessi creiamo.
Nonostante la tua giovane età, questo non è il tuo primo libro. Quante differenze hai trovato nello scrivere “I segreti di Dante”, rispetto al tuo primo lavoro?
Prima de “I segreti di Dante” ho scritto il primo volume di una trilogia che mescola vari generi, dal thriller al fantasy storico: “L’altare insanguinato”. È un’esperienza diversa, perché lo stile del saggio deve essere necessariamente più composto rispetto a quello del romanzo. “La vittoria del destino” contiene riferimenti alla letteratura ma ha un ritmo incalzante, che conserva fin dalla prima stesura (l’ho scritto a sedici anni). Un paio di anni fa ho avuto l’occasione di pubblicarlo e ho voluto conservare il più possibile le caratteristiche che gli avevo conferito allora.
Sei d’accordo con l’affermazione che i giovani d’oggi sono disinteressati alla letteratura e alla scrittura? Se sì, come pensi che si possa rimediare a questa situazione?
Credo che oggi le fonti di intrattenimento siano moltissime. La necessità di immergersi nelle storie è più viva che mai: basta guardare il dominio incontrastato dello streaming e delle serie TV. La lettura richiede dosi maggiori di immaginazione, e credo che per invogliare i ragazzi a leggere e a interessarsi al mondo della scrittura occorrerebbe un’educazione alla lettura già dall’infanzia. Ormai la maggior parte dei bambini trascorre molte ore davanti agli schermi: bisognerebbe capire quanti più stimoli potrebbero ricevere se li guidassimo alla scoperta della lettura.
Cosa dobbiamo aspettarci da te, nel prossimo futuro: proseguirai la trilogia de “L’altare insanguinato” o rinfoltirai la tua produzione saggistica?
È prevista per la prossima primavera l’uscita del secondo volume della trilogia, che si chiamerà “Il fiore del male”. La storia ripartirà qualche anno dopo i fatti narrati nel primo libro. Ritroveremo il protagonista e molti personaggi nuovi. La trama sarà ricca di colpi di scena, e virerà stavolta verso il thriller psicologico, sempre strizzando l’occhio alla letteratura con riferimenti più o meno nascosti, come si può intuire già dal titolo.
