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I Sistemi Complessi

I Sistemi Generali

Uno dei primi assunti che si acquisiscono con l’istruzione è che l’essere umano ha il bisogno di mettere a sistema ogni cosa. Il fine principale dei sistemi, come ci hanno sempre insegnato, è quello di raggiungere un equilibrio. E allora gli ecosistemi hanno come obiettivo principale quello di raggiungere un’omeostasi, parola decisamente complicata, che per i comuni mortali sarebbe la comunissima stabilità; i sistemi matematici hanno invece l’esigenza di arrivare ad un risultato comune, il quale riesca a conciliare le rette su un dato piano in una data maniera. Persino il sistema solare, raggiunta una sua stabilità, ha, come condizione necessaria, quella di persistere nel proprio equilibrato moto.

I Sistemi In Filosofia

E gli essere umani? Questa è una domanda che mi ha sempre perseguitato, fin dalla prima volta che sentii, a lezione di filosofia, la parola “sistema”. Chiunque abbia frequentato qualche lezione di filosofia, o abbia quantomeno letto un libro, ne riconosce il valore. I sistemi filosofici sono infatti una delle spine nel fianco di chiunque sia stato costretto ad un interrogazione su qualche banco scolastico. E allora abbiamo il sistema kantiano, quello hegeliano, ancora prima il platonico o l’aristotelico. Bene, dei sistemi che si occupano di descrivere il mondo esterno partendo da sensazioni interne a noi stessi. Bene, per gli umani allora i sistemi sono sempre stati strumenti di classificazione e descrizione della realtà.

Il Sistema Complesso

Il problema è che gli uomini anche possono essere messi a sistema; infatti, a partire dal novecento, i filosofi diventano molto più introspettivi e non ci parlano più di sistemi. Perché? Questo mi ha fatto riflettere molto, ma credo una cosa, la quale farà letteralmente infuriare la stragrande maggioranza di chi mi sta leggendo. Il problema è che nel novecento anche l’uomo preso come singolo diventa un sistema, un sistema complesso. Perché i sistemi hanno come condizione generale quella di raggiungere un equilibrio. E il massimo equilibrio che l’uomo cerca di raggiungere nel corso della propria vita è la felicità.

I Sistemi Umani

“Ma gli uomini mai mi riuscì di capire perché si combinassero attraverso l’amore, affidando ad un gioco la gioia e il dolore”.

F. De André

Ma la felicità è un equilibrio troppo arduo da mantenere. Questo perché, assunto fondamentale della sopravvivenza di un sistema, è la sua interazione con l’esterno. In pratica, senza stimoli esterni un sistema muore. Dunque la felicità non è generata all’interno del sistema, ma, come i nutrienti delle piante, va ricercata fuori. E allora c’è il bisogno che due sistemi diversi si incontrino. Ogni sistema umano riceve il proprio sostentamento dal contatto col prossimo. Le cose non sono così semplici. Perché col tempo il principio nutritivo fondamentale che alimenta due sistemi umani finisce. Si rompe un equilibrio che deve allora necessariamente essere ricercato nel contatto con un terzo sistema, poi un quarto, un quinto e così via. Un’alimentazione continua, come lo scambio di energia solare. Ed in tutto questo l’equilibrio è raggiunto negli umani per un lasso di tempo alquanto esiguo. Quindi la noia, quindi le ansie, quindi la paura.

L’Equilibrio Necessario

Siamo degli esseri unici e non ce ne accorgiamo. Siamo l’essenza stessa del mondo. Ogni sistema naturalmente giunge ad un equilibrio. Il nostro scopo è la felicità e non riusciamo a notare che siamo noi stessi a generarla. La generiamo per gli altri, i quali la ricercano in noi. E allora noi ne acquisiamo da essi quanto basta per andare avanti, non notando mai che siamo noi stessi a produrne in infinite quantità per gli altri, continuamente e senza riserve diamo via tutto e non lo apprezziamo. Perché crediamo che il mondo giri intorno a noi singoli. Quando parliamo con un nostro simile, ad esempio, non sappiamo cosa giri per la testa ma, interpretando quella persona in base a ciò che ci dice o i modi  che usa, ne diamo un’idea sommaria, del tutto diversa da quella che si trova di fronte a noi, la quale pensa, mangia e si dà un’idea del tutto sommaria della nostra persona.

Un Primo Esempio

In generale questo assunto è ravvisabile quando il nostro sistema manca di equilibrio: se siamo annoiati, tristi o sofferenti, lo saremo sempre più del prossimo. Perché effettivamente il prossimo è libero di soffrire, ma non è tanto intelligente da soffrire come noi stessi sappiamo fare. E non ne verremo mai fuori così, giacché non basta dire “dai che nel mondo c’è chi soffre davvero, non ti lamentare se ti ha lasciato”, perché per noi in quel momento una relazione finita fa più male della detenzione in un gulag, del resto non ci siamo mai stati in un gulag.

Un Secondo Esempio

Mi viene in mente anche il sesso, che nel raggiungimento dell’equilibrio temporaneo svolge una parte molto importante nella vita. Tutto è teso verso noi stessi, anche quando pensiamo al piacere altrui, intendendo con ciò la paura di deludere il partner per non aver saputo fare di più. Perché ogni genere di mancanza o di trionfo dovrà sistemarsi nel nostro di subconscio, a quello altrui non possiamo pensare, magari lo affermiamo in loro presenza, anche con un sentore di trasporto emotivo, ma noi nella testa della gente non ci viviamo, giusto?

Conclusione

Dunque, è necessario che ci sia uno scambio, ma nella vita non dovremo mai pensare solo a noi stessi, perché, è vero, tanto vale godersi la propria nella maniera che più ci piace se un giorno o l’altro bisogna morire, ma ogni tanto sarebbe anche utile guardare le cose da una diversa angolazione (salendo su un albero, ad esempio). Magari ci renderemmo conto che non siamo poi così soli e tanto unici rispetto agli altri, perché la vita è un sistema complesso, ma è vero che i sistemi, prima o poi, raggiungono tutti naturalmente un loro equilibrio.

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