“La drammaturgia contemporanea tradotta”, Edificio Marco Polo aula 202 dalle 9 alle 13, la Sapienza
“La drammaturgia contemporanea tradotta” è un appuntamento organizzato dalle dottorande Giulia de Flaviis e Alessia Testa in collaborazione con Fabulamundi-Playwriting Europe. Una giornata interamente dedicata allo studio della traduzione teatrale. Il 18 febbraio così diventa un’occasione di scambio collettivo e un vero e proprio invito al dibattito scientifico sulla traduzione teatrale. Presenzieranno alla giornata diversi relatori: Laura Belloni, Valentina de Simone, Attilio Scarpellini, Simonetta Solder, Monica Capuani e Guillaume Poix. Grazie alle esperienze dirette dei numerosi traduttori coinvolti, l’incontro approfondirà non soltanto i diversi aspetti teorici e pratici della traduzione di un testo drammaturgico ma anche le problematiche relative all’adattamento e alla messa in scena dell’opera in lingua italiana.
La giornata si articola in due parti: la prima sessione è riservata alle riflessioni e ai resoconti dei vari traduttori che collaborano con Fabulamundi; la seconda invece è concepita come un seminario interattivo di critica della traduzione ed è incentrata sulla pièce francese “Tout entière” di Guillaume Poix e sulla sua trasposizione in lingua italiana, “Tutt’intera”, a cura di Attilio Scarpellini. L’opera di Guillaume Poix è un testo che mette in piedi lo sgretolamento dell’identità. Il giovane drammaturgo francese avvia una riflessione sul lavoro dell’attore, che per offrire al pubblico la verità che gli è dovuta, ad ogni interpretazione perde un po’ della sua identità. Da non perdere l’appuntamento dal 18 al 20 febbraio presso il Teatro India che ospita lo spettacolo, offrendo così la possibilità al pubblico di conoscere in modo diretto l’opera di Poix.
“Tutt’intera”, frammentata o ancora moltiplicata in un gioco di specchi; nei suoi autoritratti, la figura di Vivian Dorothy Maier resta inafferrabile, misteriosa. Chi è stata davvero questa donna, bambinaia per necessità e fotografa per passione? Oggi riconosciuta tra gli esponenti di spicco della street photography, i riflettori si sono accesi sulla sua straordinaria produzione fotografica soltanto dopo la sua morte. Un interesse che ha finito per indagare aspetti equivoci della sua bizzarra esistenza, in un gioco di luci inquietante. Gli oltre 150.000 negativi che sono stati ritrovati raccontano i boulevard americani degli anni ‘50. Bambini, cani, donne, anziani, passanti, una galleria di volti dietro i quali se ne sta barricata la vera identità della fotografa. Dalle testimonianze raccolte emergerebbe un ritratto sinistro. Vivian Maier sarebbe stata una governante frustrata e violenta, un’accumulatrice seriale paranoica, una persona evitante. O forse solo una donna eccentrica, sola e fraintesa? In “Tout entière”, nessuna volontà di marchiare a fuoco la sua persona o mitizzarne l’opera. Per conoscere meglio l’autore e la sua opera non dimenticate l’appuntamento “La drammaturgia contemporanea tradotta”, aula 202, Edificio Marco Polo, ore 9-13 presso La Sapienza.
La Redazione