Privacy Policy Greimas, struttura semantica e generatività del testo: il quadrato semiotico (Parte II) - The Serendipity Periodical

Greimas, struttura semantica e generatività del testo: il quadrato semiotico (Parte II)

Nelle profondità di un testo

Il quadrato semiotico rappresenta la struttura più elementare nella composizione architettonica della semantica di un testo, secondo il modello generativo, che stabilisce i criteri di significato più universali e generali, primo livello delle strutture semio-narrative; esso rappresenta lo schema generale delle articolazioni possibili in una data categoria semantica.

Abbiamo in precedenza sottolineato come i sèmi, atomi di significato, abbiano un valore differenziale e non sostanziale, nel senso che essi generano un valore di significato a partire dai loro rapporti contrastivi di differenziazione, si presentano sempre quali poli opposti di una determinata categoria semantica definendone le particolari varianti per differenziazione.

Le categorie semantiche

Così il sèma ”bianco” appartenente alla categoria semantica di ”colore”, può essere identificato a livello di significato rispetto a due posizioni: da una parte rispetto al proprio contrario che è ”nero”, dall’altra rispetto alla sua negazione, e cioè ”non bianco”. Schematicamente in questo modo:

 

                                                                                               

Il termine ”colore” potremmo definirlo un iperonimo all’interno del quale si sussumono i sèmi particolari presi in considerazione; appare chiaro che una loro definizione non può avvenire se non in base al corrispettivo contrastivo, e quindi per via negativa.

È possibile continuare la struttura semiotica sino a generare un quadrato interamente sviluppato

 

                                                                                              

L’opposizione orizzontale che viene a delinearsi tra le componenti (freccia bilaterale) viene definita contrarietà,mentre l’opposizione sulla diagonale è detta di contraddittorietà. Quello rappresentato è l’ossatura completa del quadrato semiotico, il suo scheletro semantico-sintattico che può essere applicato ad esempio alla categoria della sessualità. Per averne un esempio pratico:

 

                                           

La categoria semantica generale delle /sessualità/ si articola nei sèmi ”maschile” e ”femminile” che hanno un rapporto di mutua contrarietà, ”non maschile” e ”non femminile” invece godono di un rapporto di contraddittorietà rispetto ai precedenti; esternamente compaiono alcuni sememi (realizzazioni semiche particolari) che si fanno carico dei rispettivi sèmi (uomo, donna etc.).

Evoluzione del quadrato semiotico

Nella sua manifestazione strutturale, giova ripeterlo ancora, il quadrato semiotico porta alle sue estreme conseguenze il concetto saussuriano di ”valore” secondo cui un segno può darsi solo su base oppositiva[1]: siamo infatti dinanzi ad una struttura geometrica differenziale, una mappa formale che rende conto del funzionamento di una data categoria semantica.

Il modello rappresentato dal suddetto quadrato è in prima battuta di natura semantica, poiché esplicita la semantica fondamentale di un testo[2]. Se applicato ad esso, il quadrato rivela l’impianto dei significanti fondamentali che vanno a comporre la categoria presa in considerazione e come essa vada a creare una parcellizzazione di quel micro-universo di cui il testo stesso è portatore. Ma il nostro quadrato semiotico presenta anche una natura di tipo sintattico, e ciò lo si deduce dalle inferenze che è possibile effettuare, logicamente parlando, a partire dalle opposizioni presentateci.

Operazioni strutturanti

È possibile effettuare infatti tutta una serie di operazioni che permettono di sviscerare anche una struttura fondamentale di tipo sintattico: la sintassi opera delle trasformazioni in base alle quali un contenuto è affermato e l’altro negato.

Dal punto di vista pratico negare S1 significa generare il suo contraddittorio non-S1; affermare non-S1 può portare ad affermare S2 sulla base di una implicazione particolare; è una percezione dinamica del quadrato, poiché esso è in grado di prevedere dei percorsi di significato e delineare, a livello embrionale, le condizioni della narratività di un testo.

Un modello efficace

Il modello è tanto più efficiente nel momento in cui si decide di applicarlo alle modalità narrative del mito, il quale per natura possiede un carattere ridondante, nel senso di una continua reiterazione delle stesse categorie semantiche ”profonde” attraverso diverse e molteplici realizzazioni segniche di superficie, come ben hanno sottolineato gli studi di Barthes e di Levi-Strauss integrati a quelli di Greimas.

La contraddizione ed il carattere binario della composizione semantica inoltre, rendono esplicito un altro concetto già attestato dalle correnti antropologiche strutturaliste. La narrazione stessa infatti, in quanto fenomeno tipicamente umano, nascerebbe proprio nel momento in cui si verifica una contraddizione insanabile tra due teorie o percezione del mondo differente[3], la volontà del narrare sarebbe così un meccanismo metto in atto per sanare le contraddizione fenomenologiche esperite dall’uomo.

È questa necessità di ”aggiustare” le cose donando loro una logica diegetica a dar luogo ai consueti personaggi e drammi della nostra tradizione letteraria; la stessa scienza, secondo tale prospettiva, potrebbe essere semplicemente intesa come un discorso, un racconto che tenta di sanare l’apparente incommensurabilità degli eventi esterni.

Verso la superficie: le strutture semio-narrative

Se accettiamo con Greimas l’ipotesi largamente diffusa in molti contesti accademici[4]che qualsiasi discorso è strutturalmente e dialogicamente organizzato secondo forme e modelli narrativi, allora la componente della narrazione, e cioè della messa a punto dei fatti in forma diegetica, diventa un universale del piano dei contenuti dei linguaggi; l’organizzazione narrativa diventa cioè il principio organizzatore di ogni discorso munito di senso, dalle rappresentazioni figurative alla filosofia, dalla letteratura alle scienze naturali[5].

Raccontare storie, nel senso di registrare ciò che è accaduto in forma di mappe cerebrali, probabilmente è un’ossessione del cervello; la narrazione precede il linguaggio poiché di fatto è un suo presupposto[6].

Il senso dunque può essere colto solo mediante la narrativizzazione

di fatti e/o avvenimenti di per sé privi di senso che vengono calati all’interno di un percorso, una mappa narrativa che mediante il suo sviluppo logico e cronologico acquista valore e perciò senso. Questo è il presupposto teorico principale per poter abbordare un testo dal punto di vista delle sue strutture semiotiche di superficie ed analizzarlo nelle sue componenti di base.

A partire infatti dal suddetto quadrato semiotico, che rappresenta la stesura aprioristica dei percorsi universali semantici e logico-sintattici che un dato testo può intraprendere, si giunge così al primo meccanismo di conversione che dal livello profondo produce le conseguenti impalcature semio-narrative.

In altri termini si tratta di passare da una struttura totalmente astratta ed embrionale, quale quella del quadrato, ad una messa in atto pragmatica delle sue prerogative, ovvero di convertire quelle coordinate di base in atti concreti della narrazione, una narrazione che per sua natura prevede una completa antropomorfizzazione dei fatti narrati.

Le relazioni logico-semantiche e l’antropomorfizzazione

Le operazioni sul quadrato e le possibili operazioni sintattiche di affermazione e negazione dei valori messi in gioco si traducono, al livello più superficiale, in azioni e volizioni dei soggetti protagonisti della narrazione.

E per antropomorfizzazione intendiamo questo: i fatti narrati perdono la loro neutralità di eventi empirici e vengono investiti proprio da quei valori virtuali premessi dal quadrato semiotico, diventando “oggetti di valore” che possono trovarsi in congiunzione o disgiunzione dai soggetti della narrazione[7].

A questo punto le differenze valoriali del quadrato si convertono nel confronto-scontro tra soggetti ed oggetti con parallelo e progressivo incremento di senso. Questi Oggetti rispetto ai quali il Soggetto della narrazione può avere differenti atteggiamenti come diverse posizioni, a seconda dei valori di cui vengono caricati.

Quindi, a seconda dell’atteggiamento che il soggetto ha nei confronti di quei valori, entrano in gioco gli elementi diegetici in senso stretto, in grado cioè di scatenare la sintassi narrativa. Nella tensione che il Soggetto ha nei confronti dell’Oggetto-valore consiste l’organizzazione stessa degli enunciati narrativi[8].

Grammatica narrativa: gli enunciati di stato e gli enunciati di del fare.

Gli “enunciati di stato“stabiliscono una relazione di congiunzione-disgiunzione tra il Soggetto e l’Oggetto[9]-valore, quindi si stabiliscono due possibilità:

  • S ∩ O Il Soggetto è congiunto con L’Oggetto-valore
  • S U O Il Soggetto è disgiunto dall’Oggetto-valore

L’Oggetto valore viene individuato all’interno di un dato testo e possiede un determinato valore per il Soggetto rispetto al quale entra in interazione; il Soggetto è colui per il quale l’Oggetto possiede un valore, di conseguenza l’individuazione nel testo dell’Oggetto porta consequenzialmente all’individuazione del Soggetto e viceversa, essi si individuano a vicenda[10].

Gli “enunciati del fare“sono i veri motori della narrazione, la quale non è altro se non una trasformazione di stati, passaggio continuo da una congiunzione ad una disgiunzione e viceversa; la trasformazione opera sulla rispettive posizioni di Soggetto ed Oggetto; tali enunciati prevedono quindi un Soggetto che tende a provocare una congiunzione-disgiunzione di un Soggetto (lo stesso o un altro) da un Oggetto, ancora due possibilità:

 

  • S1 →(S2 ∩ O)                             Trasformazione congiuntiva
  • S1 → (S2 ∪ O)                             Trasformazione disgiuntiva

 

dove: S1 è soggetto del fare, mentre S2 è soggetto di stato.

Generatività dell’ideologia

Così come la generazione di senso all’interno di una narrazione segue un percorso progressivo-generativo, composto sostanzialmente da un livello immanente (profondo) e un livello espressivo (di superficie), di modo che una struttura astratta e profonda di significato generale si squaderni nelle sue componenti semiotico-narratologiche.

Analogamente il meccanismo compositivo di un’ideologia, organizzata in una struttura organica quale il testo, è un meccanismo di natura generativa; l’ideologia possiede una sua ossatura semantica di base che stabilisce il perimetro del senso che si vuol trasmettere e diffondere[11], il quale deve poi manifestarsi attraverso gli elementi più concreti del testo (elementi semio-narrativi) così da essere percepiti ed eventualmente assimilati dai suoi consumatori.

Il lavoro vero e proprio

avviene, nello specifico, a partire dai lessemi virtuali utilizzati i quali verranno immessi in un testo che li convertirà nelle loro realizzazioni concrete, ovvero in sememi che stabiliscono un percorso di senso tra i tanti possibili offerti da un lessema; il sincretismo semantico creato dai sememi introdotti nel tessuto testuale oltre a rispettare le coordinate di base a-priori stabilite dal relativo quadrato semantico individuato, andrà ad influire sui loro rispettivi ”effetti di senso”[12], piegando quei lessemi alla volontà della semantica ideologica e ciò equivale a dire manipolando i loro classemi affinché risultino dichiaratamente in linea con il messaggio di base.

Gli effetti

I conseguenti ”effetti di senso” generati dai sememi realizzati testualmente devono mostrare solo una parte della realtà, quella cioè che interessa al messaggio ideologico, evitando di mostrare troppo apertamente le infinite contraddizioni che caratterizzano lo spazio semantico a cui una lingua naturale in genere si riferisce.

Così le realizzazioni semiche diventano ”chiuse”, i lessemi virtuali si concretizzano in una sola delle tante possibilità di senso che essi offrono, chiudendo implicitamente ai fruitori la possibilità di scorgere un’alternativa alla lettura della realtà proposta dall’ideologia.

Il parallelismo con la teoria di Barthes si rende sempre più chiaro e concreto; quando i segni del linguaggio oggetto vengono svuotati del loro significato pieno per divenire forme semi-vuote del linguaggio mitico, avviene un qualcosa di analogo.

Anche lì quelle forme piene adattate al nuovo messaggio mitico vengono munite di un ”effetto di senso” diverso che piega il loro significato nucleare adattandolo alle istanze della significazione mitica[13]. Come per i sememi di Greimas, anche in Barthes le forme piene adottate dal mito non perdono mai completamente il loro significato di base (potremmo appunto definirlo agglomerato di semi nucleari) il quale serve al mito per ”naturalizzare” il suo messaggio, ma viene deformato dal contesto testuale, e cioè dalle nuove istanze di significazione.

 

articolo di

Claudio O. Menafra

 

 

 

 

 

[1]   TRAINI, STEFANO, Le due vie della semiotica: Teorie strutturali e interpretative, Bompiani, 2005, p. 58.

[2]   Ibidem.

[3]   LÉVI-STRAUSS, CLAUDE, Antropologia strutturale, Il Saggiatore, 1966.

[4]   Per un sintetico ma esaustivo inventario dei pionieri e dei promotori di tale interpretazione antropologica si veda SOBRERO, ALBERTO M.,Il cristallo e la fiamma, Carocci, Roma, 2009.

[5]   La differenza tra un testo letterario ed uno di natura scientifica sarebbe quasi la stessa che si evince tra conoscere e narrare, ma poiché il narrare e/o raccontare non è che una forma primigenia di conoscenza allora il confine sfumerebbe indefinitamente.

[6]   DAMASIO, ANTONIO, 1994.

[7]   TRAINI, STEFANO, Le due vie della semiotica: Teorie strutturali e interpretative, Bompiani, 2005, p. 61.

[8]   Ai veterani della materia non sarà sfuggito il fatto che l’operazione analitica effettuata da Greimas non fa altro che approfondire ed ampliare l’ossatura narratologica già previamente messa a punto dagli studi di Propp e Lévi-Strauss.

[9]   L’Oggetto-valore rispetto al quale il Soggetto ha una tensione non deve necessariamente essere di tipo concreto, come il nome potrebbe tuttavia suggerire, esso potrebbe anche avere natura astratta, ad es. molti soggetti di molti racconti inseguono la felicità che in questo caso è l’Oggetto-valore inseguito dal Soggetto.

[10]TRAINI, STEFANO, Le due vie della semiotica: Teorie strutturali e interpretative, Bompiani, 2005, p. 65.

[11]Anche se, rimanendo fedeli a Barthes, tale perimetro di significato risulta non ben definito, sempre sfumato ed aleatorio.

[12]Se come abbiamo ampiamente dimostrato ogni semema è caratterizzato da semi piuttosto inamovibili (semi nucleari) e semi invece ”contestuali”, e cioè mutevoli rispetto al contesto d’appartenenza, allora è proprio su questi che il lavoro ideologico tende maggiormente ad essere efficace, e tramite essi donare ai termini sfumature di significato che vanno a naturalizzare il concetto espresso rendendolo apparentemente a-storico.

[13]Insistiamo sull’esempio della rivista parigina: il ragazzo in copertina non perde mai i suoi tratti semantici nucleari, egli rimane di base un giovane di colore con un suo passato ed un suo presente; a questo significato nucleare però vanno ad assommarsi tutti gli effetti di senso creati dal contesto (bandiera francese, divisa militare, pathos della scena) che si ”affollano” sulla semantica nucleare piegandola a favore del messaggio ideologico. Ad una lettura attenta il significato nucleare è più importante degli effetti di senso nell’economia del discorso ideologico poiché la sua sottomissione dimostra l’apparente veridicità del concetto trasmesso.

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