Privacy Policy "L’isola del silenzio" di Horacio Verbitsky edito Fandango - recensione - The Serendipity Periodical
"L’isola del silenzio" di Horacio Verbitsky edito Fandango - recensione

“L’isola del silenzio” di Horacio Verbitsky edito Fandango – recensione

L’isola del silenzio di Horacio Verbitsky – Un reportage sui desaparecidos e il coinvolgimento della Chiesa cattolica

L’isola del silenzio di Horacio Verbitsky, libro edito da Fandango, rivela delle verità scomode sul ruolo della Chiesa nel Processo di Riorganizzazione Nazionale in Argentina (1976-1983). Il giornalista argentino si occupa da decenni della questione dei desaparecidos e in particolare del silenzio delle gerarchie ecclesiastiche nell’ambito della dittatura militare argentina guidata dal generale Videla. Il giornalista sudamericano prova a ricostruire la verità storica. Una verità che si nasconde bene fra testimonianze contraddittorie. Verbitsky la ricostruisce  attraverso le tracce lasciate dai carnefici nei documenti d’archivio e attraverso le testimonianze delle vittime sopravvissute ai campi di lavoro e al processo di rieducazione. Un lavoro di ricerca importante che alla narrazione di parte dei sopravvissuti aggiunge dati oggettivi frutto delle ricerche fatate sul campo. Si tratta inoltre di un saggio storico accompagnato da note che indicano le fonti dell’autore. La penna dell’autore fotografa attraverso il tratto giornalistico un momento drammatico della storia contemporanea, una ferita ancora aperta nella storia recente del Sud America.

"L’isola del silenzio" di Horacio Verbitsky edito Fandango - recensione
“L’isola del silenzio” di Horacio Verbitsky edito Fandango

Le parole chiave del reportage

Il libro denuncia il ruolo assertivo della Chiesa di Roma nei confronti della dittatura militare argentina e le parole chiave sono silenzio e ambivalenza. El silencio è il cartellone che accolse i prigionieri politici deportati nell’isola dell’arcipelago del fiume Tigre, residenza dove un tempo andava a riposarsi il cardinale di Buenos Aires. E ancora il silenzio di chi non ha più voce, degli oppositori politici scomparsi nel nulla. Molti di questi desaparecidos erano preti di strada, sacerdoti che operavano nelle baraccopoli. Questi hanno subito delle accuse che si fondavano, a volte, su sospetti. Erano ritenuti dei possibili oppositori politici, ossia comunisti, e per questo vennero deportati. A ben vedere in Argentina negli anni “70 bastava molto poco per essere ritenuti comunisti, bastava raccogliere intorno a sé un gruppo di parrocchiani di periferia.

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Horacio Verbitsky

Silenzio e verità

Poi c’è il silenzio rotto dalle testimonianze dei sopravvissuti e delle madri dei desaparecidos che sono ancora alla ricerca della verità. La mancanza di presa di posizione della Chiesa argentina e della Chiesa di Roma degli anni “70  è diventata una forma di  assenso nei confronti del potere militare di Videla. Una vicenda storica caratterizzata da una coltre di silenzio da parte delle maggiori potenze internazionali. Molti Paesi della Nato, fra i quali gli Stati Uniti accolsero con entusiasmo l’avvento della dittatura militare in Argentina.

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Papa Francesco- Pontefice della Chiesa di Roma

Bergoglio

Ma soprattutto l’atteggiamento assertivo e ambiguo della Chiesa ha fatto sì che molti preti venissero considerati dei terroristi. In particolare Verbitsky raccoglie le testimonianze di Jalics e Yorio, confermate dagli atti d’archivio. I due sacerdoti operarono nelle periferie argentine per ordine stesso di Bergoglio, provinciale dell’ordine dei gesuiti in quel periodo. Jalics e Yorio vennero accusati di terrorismo e vennero deportati. La chiesa Argentina, fra cui i vertici dell’ordine dei gesuiti negli anni compresi fra il 1974 e il 1979, non fece nulla per impedire che i propri sacerdoti venissero accusati di terrorismo. Dopo vari inviti a lasciare le periferie nelle quali operavano attraverso azioni caritatevoli nel confronti degli ultimi e degli emarginati, Jalics e Yorio vennero espulsi dall’ordine dei gesuiti. I due preti rimasero in buona sostanza senza alcuna protezione da parte delle gerarchie ecclesiastiche e perciò facilmente perseguibili dal governo militare argentino.

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Pio Laghi (1922-2009) Nunzio apostolico in Argentina dal 1974 al 1980

Papa Francesco si difende da questa accusa tramite il suo portavoce, affermando che le accuse di Verbitsky mirano allo screditamento del cardinale nel conclave del 2005 e che egli operò in quel modo per salvaguardare la vita di Yorio e Jalics. Ma l’autore del reportage consegnò le bozze del libro nel 2004, prima che papa Wojtyła si ammalasse, quindi l’accusa di diffamazione appare infondata. Un’altra nota dolente è il silenzio sulla questione degli attuali vertici della chiesa Argentina, una chiesa molto conservatrice a dispetto dell’immagine progressista di Papa Francesco che emerge dai media nazionali e internazionali, un papa vicino al popolo e attento alle esigenze degli ultimi.

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Film “Complici del silenzio” 2009

A questo mosaico di rappresentanti della Chiesa di Roma, che nel 1978 si appresta ad eleggere papa il cardinal Wojtyła, primo papa proveniente da un paese d’oltrecortina, bisogna aggiungere il nunzio apostolico Pio Laghi, accusato di essere uno degli artefici di quella “pulizia” compiuta all’interno della Chiesa argentina, ossia l’espulsione di elementi di disturbo ritenuti possibili terroristi, preti che stavano troppo a sinistra. L’elemento più inquietante che emerge da questo reportage è il peso preponderante che il silenzio assume nelle questioni diplomatiche e internazionali. Un silenzio internazionale su questioni umanitarie che molte volte equivale ad una condanna a morte per molti esseri umani, in questo caso alla scomparsa e alla detenzione di molti cittadini argentini. L’ atteggiamento ambivalente della Chiesa cattolica avuto nei confronti della dittatura militare mette in luce un divario difficile da colmale: il divario fra la chiesa delle gerarchie ecclesiastiche e la chiesa dei fedeli. L’sola del silenzio riesce a ridare voce ai protagonisti di una vicenda storica drammatica. Un reportage utile, inoltre, a storicizzare la figura di Papa Francesco e a comprendere il contesto storico e sociale nel quale si è formata la sua idea di Chiesa.

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