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Hunger Games di Suzanne Collins

The Hunger Games di Suzanne Collins

The Hunger Games: una proposta di traduzione

The Hunger Games è una serie del genere distopico che ha appassionato lettori di tutte le età. La storia della protagonista Katniss Everdeen, interpretata al cinema dal premio Oscar Jennifer Lawrence, è entrata nelle case di milioni di persone anche grazie alla realizzazione di pellicole dal successo planetario. Il genere distopico, infatti, ha influenzato molto il cinema degli ultimi decenni dando vita a film molto celebri, dalla serie già citata a quella di The Divergent e The Maze Runner. Suzanne Collins ha pubblicato anche due sequel del fortunato romanzo che, allo stesso modo, sono stati trasposti al cinema.

Il romanzo distopico

Il genere distopico dà vita a storie ambientate in tempi e luoghi futuri, dove il modo di vivere dell’umanità è cambiato radicalmente a seguito di eventi importanti. Gli scrittori ci presentano delle scenografie inconcepibili per il mondo di oggi, e personaggi giovani, solitamente degli adolescenti, che devono cercare il modo di liberarsi da una situazione diventata insostenibile. I pericoli e i problemi sono dietro l’angolo e ciò genera un mix di avventura e azione che inonda le pagine dei romanzi. Tutto, però, inizierà a cambiare tramite la ricerca della verità e una ribellione che continuerà a combattere nei sequel e che permetterà al lettore di scoprire quali orribili meccanismi si celano dietro le quinte, per risolversi tutto nell’atto finale.

 

Il caso del mondo di The Hunger Games

I 12 distretti ogni anno devono sacrificare un ragazzo e una ragazza per rimediare a ciò che è accaduto in passato. Nel giorno della mietitura, questi ragazzi (chiamati tributi) vengono scelti dalla sorte e portati a Capitol City tramite un lungo viaggio in treno. Una volta scelti – più diventano grandi, e più le possibilità che ciò accada sono alte – non potranno più vedere la propria famiglia e, per vincere i giochi mortali, dovranno fare affidamento sulle proprie capacità e sul benestare degli sponsor. Un programma televisivo fatto di sorrisi, colori ed effetti speciali segue passo dopo passo le morti e gli orribili fatti che accadono all’interno della macabra arena. Insomma, si tratta di una vera e propria caccia mortale tra uomini dove vince chi sopravvive. Gli Hunger Games a cui partecipa Katniss, però, terminano in modo diverso: insieme a lei vince anche Peeta, figlio del fornaio del suo stesso distretto, cosa che provoca una reazione di sorpresa e incredulità tra gli spettatori.

La ribellione

Tra i tanti simboli del romanzo, ritroviamo sicuramente l’arco e le frecce (arma grazie alla quale Katniss riuscirà a sopravvivere agli Hunger Games e che sa usare bene a seguito dei tanti anni passati a cacciare nel bosco per sfamare la sua famiglia), la spilla della ghiandaia imitatrice e le tre dita della mano alzata ad indicare la ribellione. Dal momento in cui Katniss, nel giorno della mietitura, si offre volontaria per gli Hunger Games prendendo il posto della piccola e spaventata sorellina Prim, inizierà un vero e proprio cambiamento della sua vita e di quella di tutti gli abitanti dei distretti e di Capitol City, una rottura con il mondo conosciuto fino ad allora.

Hunger Games di Suzanne Collins

L’incipit

In questo articolo proponiamo la traduzione dell’inizio del primo capitolo del romanzo The Hunger Games di Suzanne Collins. È la mattina del giorno della mietitura quando la protagonista Katniss si sveglia ed è pronta per andare a caccia. Quando apre gli occhi, trova Prim nel letto della madre. La sorellina, infatti, non riesce a dormire bene a causa dell’imminente inizio dei giochi mortali: “Prim deve aver avuto un incubo ed esser salita sul letto di nostra madre. È andata sicuramente così. È il giorno della mietitura”. Oltre alle sorelle Everdeen, facciamo la conoscenza di Buttercup, il gatto che Prim ha salvato anni prima e che ormai è entrato a far parte della famiglia: “Sulle ginocchia di Prim c’è il gatto più brutto del mondo”.

La traduzione

Per quanto riguarda le scelte traduttive, vorremmo approfondirne due in particolare. Innanzitutto, abbiamo scelto di lasciare inalterato il nome inglese Buttercup ma per far capire al lettore italiano il significato di questo nome, abbiamo tradotto la frase “Prim named him Buttercup, insisting that this muddy yellow coat matched the bright flower” in “Prim lo ha chiamato Buttercup, insistendo che il suo pelo color giallo fango si abbinasse con il giallo vivace del ranuncolo”. In questo modo anche chi non conosce l’inglese sa di quale fiore stiamo parlando. In secondo luogo, abbiamo mantenuto le due frasi “Anche mia madre era bellissima un tempo. O almeno, così mi dicono” e “Buttercup mi odia. O almeno, non si fida di me” separate come nel testo originale, sebbene in italiano avremmo potuto eliminare il punto ed unirle per formare frasi più lunghe e rendere la lettura più fluida. Facendo ciò, abbiamo optato per una scelta di straniamento.

The Hunger Games

Al mio risveglio l’altro lato del letto è freddo. Le mie dita si allungano alla ricerca del corpo caldo di Prim, ma trovano soltanto la ruvida stoffa del coprimaterasso. Prim deve aver avuto un incubo ed esser salita sul letto di nostra madre. È andata sicuramente così. È il giorno della mietitura.

Mi alzo su un gomito. C’è abbastanza luce nella stanza da riuscire a vederle. La mia sorellina Prim è rannicchiata nella sua parte, accoccolata al corpo di mia madre, le loro guance l’una contro l’altra. Quando dorme, mia madre sembra più giovane. Sempre esausta ma non così tanto. Il viso di Prim è fresco come una gocciolina di pioggia, bella come le primule. È per questo motivo che ha questo nome. Anche mia madre era bellissima un tempo. O almeno, così mi dicono.

Sulle ginocchia di Prim c’è il gatto più brutto del mondo. La sta sorvegliando. Ha il naso a chiazze, mezzo orecchio in meno e gli occhi del colore di una zucca marcita. Prim lo ha chiamato Buttercup, insistendo che il suo pelo color giallo fango si abbinasse con il giallo vivace del ranuncolo. Buttercup mi odia. O almeno, non si fida di me. Anche se sono passati degli anni, penso ricordi ancora il modo in cui ho cercato di affogarlo in un secchio dopo che Prim lo aveva portato a casa. Era un micino scheletrico col ventre gonfio di vermi, e gattonava coperto di pulci. L’ultima cosa di cui avevo bisogno era un’altra bocca da sfamare. Ma Prim mi supplicò così tanto, fino a piangere, che ho dovuto accoglierlo. Scoprimmo che non era così male. Mia madre lo liberò dai vermi. È un cacciatore di topi nato e prende anche qualche ratto. A volte, quando pulisco una preda che ho catturato, gli do le interiora. Così smette di soffiarmi contro.

Interiora. Niente soffi. Questa è la cosa più vicina all’amore a cui possiamo aspirare.

Tiro fuori le gambe dal letto e scivolo nei miei stivali da caccia in morbida pelle che si è adattata ai miei piedi. Indosso i pantaloni e una maglietta, infilo la mia lunga treccia nera dentro un cappello e afferro la borsa col foraggio. Sul tavolo, sotto una ciotola di legno che lo protegge dai ratti e gatti affamati, c’è un formaggio di capra avvolto in foglie di basilico. È il regalo che mi ha fatto Prim per il giorno della mietitura. Metto delicatamente il formaggio in tasca mentre esco di casa.

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